Passa ai contenuti principali

L’etica della comunicazione come questione spirituale e civile: un passaggio chiave del discorso di Leone XIV


Nel lungo e articolato discorso rivolto ai membri del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, Papa Leone XIV ha toccato molti temi rilevanti: la dignità della persona umana, il rispetto dei diritti fondamentali, il controllo democratico delle attività di intelligence, il valore del servizio silenzioso reso al bene comune. Tuttavia, tra questi, emerge con particolare forza e attualità un passaggio che va ben oltre l'ambito della sicurezza nazionale e interpella direttamente l'intera società — e non da ultimo la Chiesa stessa. È il punto in cui il Pontefice richiama con decisione l'etica della comunicazione nell'era digitale.

«Il secondo aspetto riguarda l'etica della comunicazione. Il mondo delle comunicazioni è notevolmente cambiato negli ultimi decenni e, oggi, la rivoluzione digitale è qualcosa che semplicemente fa parte della nostra vita e del nostro modo di scambiarci informazioni e di relazionarci. Inoltre, l'avvento di nuove e sempre più avanzate tecnologie ci offre maggiori possibilità ma, al tempo stesso, ci espone a continui pericoli».

Queste parole fotografano con lucidità una trasformazione epocale: la comunicazione non è più solo uno strumento, ma un ambiente totale in cui viviamo, pensiamo, costruiamo identità e appartenenze. Proprio per questo, essa non può essere sottratta a un serio discernimento etico. Leone XIV non indulge in facili entusiasmi tecnologici, ma neppure in condanne apocalittiche: riconosce le possibilità offerte dal digitale, senza ignorarne i rischi strutturali.

Il Papa elenca con precisione alcuni di questi pericoli: la confusione tra verità e fake news, l'esposizione indebita della vita privata, la manipolazione dei più fragili, la logica del ricatto, l'incitamento all'odio e alla violenza. È una lista che richiama dinamiche ben note a chiunque osservi il dibattito pubblico contemporaneo, ma che acquista un peso particolare perché pronunciata davanti a chi, per mestiere, gestisce informazioni sensibili e potenti.

E tuttavia, questo passaggio non può essere letto solo come un monito rivolto ai servizi di intelligence o ai professionisti della sicurezza. Il Pontefice stesso allarga esplicitamente l'orizzonte, affermando che tali criteri valgono anche per l'ambito ecclesiale. Qui il discorso si fa particolarmente incisivo — e scomodo.

Negli ultimi anni, infatti, anche dentro la Chiesa si è assistito alla proliferazione di canali informativi, blog, conferenze, incontri e "ricostruzioni" che, pur presentandosi come difesa della verità o della tradizione, finiscono per alimentare sospetti, narrazioni alternative e vere e proprie forme di disinformazione. Il riferimento del Papa all'uso delle informazioni per «intimidire, manipolare, ricattare, screditare» non può non richiamare quei contesti ecclesiastici in cui si costruiscono teorie di "fanta-politica ecclesiale", come quelle che insistono da anni sulla presunta illegittimità di Papa Francesco.

Si tratta di ambienti che, spesso, utilizzano un linguaggio pseudo-giuridico o pseudo-teologico, mescolando dati reali, interpretazioni arbitrarie e insinuazioni, creando un clima di perenne sospetto verso il Magistero, la gerarchia e la comunione ecclesiale. In nome di una presunta fedeltà alla verità, si finisce per minare la fiducia, generare divisioni e ferire la coscienza dei fedeli più semplici. È esattamente quella "manipolazione dei più fragili" che Leone XIV indica come uno dei pericoli più gravi della comunicazione contemporanea.

Il punto decisivo, che il Papa sembra voler riaffermare con forza, è che non tutto ciò che è comunicabile è moralmente lecito, e non tutto ciò che si può dire o diffondere serve realmente il bene comune — o, nel caso della Chiesa, la comunione ecclesiale. Alimentare dubbi sistematici sulla legittimità del Papa, insinuare complotti permanenti, presentare la Chiesa come un corpo occupato o tradito dall'interno non è un servizio alla verità, ma una forma di violenza simbolica e spirituale.

In questo senso, l'etica della comunicazione diventa una questione non solo tecnica o morale, ma profondamente spirituale. Comunicare male significa deformare la realtà, ferire le relazioni, indebolire il tessuto di fiducia senza il quale né la società civile né la Chiesa possono vivere. Leone XIV lo afferma implicitamente quando richiama la necessità di una "coscienza critica" capace di discernere tra informazione e manipolazione, tra denuncia legittima e costruzione ideologica del sospetto.

Il discorso, dunque, lancia una sfida chiara: assumersi la responsabilità delle parole, dei contenuti condivisi, delle narrazioni costruite. Questo vale per chi opera nella sicurezza dello Stato, ma anche per chi, all'interno della Chiesa, parla, scrive, organizza incontri e forma opinioni. Non basta appellarsi alla libertà di espressione o alla difesa della verità: occorre chiedersi a chi giova ciò che comunichiamo, quali frutti produce, quali ferite apre.

In definitiva, il messaggio di Leone XIV sull'etica della comunicazione è un invito a ritrovare un linguaggio che costruisca e non distrugga, che illumini e non confonda, che serva realmente la verità senza trasformarla in arma. Un invito esigente, che interpella tutti, e che chiede anche alla Chiesa il coraggio di vigilare su se stessa

Marco Baratto

Commenti

Post popolari in questo blog

Un Pontefice sotto attacco : Papa Francesco

Fin dall'inizio del suo pontificato, Papa Francesco è stato bersaglio di critiche e contestazioni, ma negli ultimi anni questi attacchi si sono trasformati in una vera e propria campagna di delegittimazione. Se da un lato le critiche a un Pontefice non sono una novità nella storia della Chiesa, la violenza mediatica e la pervasività della disinformazione contro Francesco assumono caratteristiche senza precedenti, alimentate da social network, gruppi ultraconservatori e tensioni geopolitiche. Alla base di questa offensiva si trova una combinazione di complottismo, manipolazione delle informazioni e interessi politici che vedono nel Papa un ostacolo a strategie più ampie. Uno degli strumenti principali di questa guerra mediatica è la diffusione di teorie complottiste che mettono in discussione la legittimità stessa di Francesco come Pontefice. I cosiddetti sedevacantisti, ossia coloro che ritengono invalida l'elezione di Bergoglio dopo le dimissioni di Benedetto XVI, sostengono c...

Gli Attacchi a Papa Francesco: Cosa Si Nasconde Dietro le Critiche al Santo Padre?

Papa Francesco ha incarnato fin dal primo giorno un'immagine diversa del papato: più vicina alla gente comune, meno formale, più attenta ai temi della giustizia sociale, dell'ambiente, della pace e dei diritti umani. Il suo stile pastorale semplice e diretto, il suo rifiuto del clericalismo, la sua apertura al dialogo con chiunque cerchi il bene, hanno rappresentato una cesura rispetto a un certo conservatorismo ecclesiale che per decenni ha dominato ampi settori della Chiesa.  continua qui

One Easter without asking the Orthodox for anything in return

Over a century ago, Pope Leo XIII, now echoed with renewed clarity and urgency by Pope Leo XIV, affirmed that the preservation of Eastern Christian rites is more important than is commonly believed. In a bold and prophetic stance, Leo XIII went so far as to order that any Latin missionary—whether secular or religious—who attempted to draw Eastern Christians into the Latin rite by persuasion or assistance should be removed from his office. This was not merely a disciplinary note; it was a deeply theological statement about the dignity, value, and irreplaceable richness of the Eastern traditions within the universal Church. It was a reminder that unity does not mean uniformity, and that the Catholic Church is truly catholic only when it embraces the full breath of its liturgical, theological, and spiritual traditions. This concern has found a strong voice in Pope Francis, who has often highlighted the treasure that the Eastern Churches represent, both those in full communion with Rome an...