Marco Baratto
Il recente videomessaggio di Sua Santità Papa Leone XIV, indirizzato alla Rete Cattolica Panafricana di Teologia e Pastorale in occasione del terzo Congresso continentale, si presenta come un documento di grande interesse non solo per i contenuti, ma anche per il tono e lo stile che rivelano una precisa scelta di continuità e innovazione. Nel suo discorso, Papa Leone XIV riafferma, con la naturalezza di chi sa collocarsi nella storia viva del magistero, la linea pastorale del suo predecessore, Papa Francesco, senza rinunciare a introdurre accenti personali che richiamano, per certi versi, la sobria eleganza e la chiarezza di Paolo VI.
Sin dall'esordio del messaggio, emerge la cifra relazionale di Papa Leone: un saluto cordiale e affettuoso, che abbraccia vescovi, teologi, operatori pastorali, giovani e fedeli laici. Non si tratta di una semplice formula protocollare, ma di un segno concreto di quella "Chiesa famiglia di Dio" che costituisce il tema del Congresso. Papa Leone non si limita a rivolgersi ai vertici o agli esperti: l'attenzione ai giovani e ai laici ribadisce una visione ecclesiale inclusiva e sinodale, che trova radici profonde nell'insegnamento di Papa Francesco e che si alimenta di una sensibilità pastorale ben ancorata alla vita reale delle comunità africane.
Uno dei passaggi più significativi del discorso riguarda la scelta di porre al centro la virtù teologale della speranza. In questo, Papa Leone XIV mostra la sua capacità di inserirsi nel flusso del magistero recente con un'originalità discreta ma incisiva. Egli ricorda, con tono filiale e rispettoso, come tre anni prima, in occasione del secondo Congresso, Papa Francesco avesse incentrato il suo intervento sulla fede. È un richiamo che non è mai solo formale: l'attuale Pontefice si pone esplicitamente come continuatore di un cammino, senza la tentazione di azzerare il passato per imporsi con un proprio "marchio". Tuttavia, la scelta di spostare l'attenzione sulla speranza non è neutra. Papa Leone suggerisce, quasi in filigrana, che la speranza è la virtù capace di fare da ponte tra la fede e la carità, e quindi di sostenere la vita del cristiano anche nelle prove.
In questo slancio, è possibile intravedere una vicinanza allo stile di Paolo VI, soprattutto nella capacità di offrire un'analisi lucida della condizione umana e sociale senza cedere né al pessimismo né al trionfalismo. Papa Leone XIV osserva con realismo le difficoltà che l'Africa, come ogni altra regione del mondo, affronta: crisi sociali, instabilità politiche, ingiustizie economiche, violenze che spesso sembrano paralizzare lo sviluppo di intere comunità. Eppure, proprio di fronte a queste sfide, il Pontefice richiama con forza il ruolo della Chiesa come "luce del mondo" e "faro di speranza per le nazioni". L'immagine è biblica e potente, e si colloca nella linea pastorale che unisce la concretezza di Papa Francesco con l'ispirazione profetica dei grandi discorsi di Paolo VI, come quelli durante i viaggi apostolici in Africa negli anni Sessanta e Settanta.
Il cuore del messaggio, tuttavia, non si limita alla diagnosi o all'esortazione generica: Papa Leone XIV offre un orientamento operativo preciso, centrato sul tema del Congresso: "Camminare insieme nella speranza come Chiesa Famiglia di Dio in Africa". Egli sviluppa questa immagine sottolineando due elementi fondamentali. Primo: la dimensione personale della fede non si esaurisce mai nell'individualismo, perché il battesimo ci rende figli e figlie dello stesso Padre, e quindi responsabili gli uni degli altri. Secondo: la Chiesa locale deve crescere come una vera rete di sostegno, capace di accompagnare non solo i fedeli, ma anche le persone che vivono nelle periferie sociali e culturali.
In questa prospettiva emerge chiaramente un elemento di continuità con Papa Francesco: la scelta di privilegiare una Chiesa prossima, concreta, che parte dalla cura delle relazioni e dalla costruzione di comunità vive. Tuttavia, nel tono di Papa Leone si avverte una differenza sottile ma reale: dove Francesco ama sorprendere con immagini forti e gesti pastorali immediati, Leone XIV sembra prediligere un registro più meditativo, capace di inserire l'azione della Chiesa in un orizzonte teologico ordinato e armonico. È in questo equilibrio tra contemplazione e prassi, tra teologia e pastorale, che si coglie il rimando a Paolo VI, il Papa della riflessione ecclesiologica e dei grandi testi conciliari messi in dialogo con la vita concreta.
Il messaggio si chiude con un invito chiaro: unire la teologia e la pastorale, vivere ciò che si crede. Qui si coglie la cifra distintiva di Papa Leone XIV: la speranza non è una virtù astratta, ma diventa feconda solo se genera percorsi pastorali concreti, capaci di aprire cuori e menti alla verità e all'amore di Dio. L'eco di Giovanni 10,10 – "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" – risuona come il sigillo spirituale di un discorso che non vuole essere mera teoria, ma appello alla vita.
In definitiva, questo videomessaggio rappresenta una tappa importante del pontificato di Papa Leone XIV: da un lato, esso conferma la sua volontà di muoversi nella scia di Papa Francesco, assumendone l'eredità pastorale senza strappi; dall'altro, introduce un tono proprio, fatto di sobrietà, ordine e chiarezza, che ricorda la capacità di sintesi e di discernimento di Paolo VI. La speranza, posta al centro, diventa allora non solo un tema teologico, ma un metodo di governo ecclesiale: un invito a guardare avanti, insieme, senza cedere allo scoraggiamento, nella certezza che la luce di Cristo può davvero illuminare ogni periferia, dall'Africa al mondo intero.
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