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Cattolici e indonesiani, fedeli e orgogliosi: il messaggio di Leone XIV e l’eco verso Oriente


Roma. Nel cuore della Città Eterna, Papa Leone XIV ha incontrato la comunità cattolica indonesiana di Roma in un momento carico di simboli e di significati: il primo anniversario della storica visita papale in Indonesia e il 75° anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Repubblica indonesiana. Un'occasione che non si è limitata alla celebrazione, ma che ha offerto al Pontefice l'opportunità di delineare una visione ampia, che tocca tanto le radici profonde del cattolicesimo in Indonesia quanto le sfide globali di convivenza e dialogo interreligioso.

Il filo lungo settantacinque anni

Il Papa ha voluto ricordare come la Santa Sede abbia sostenuto l'Indonesia sin dall'alba della sua indipendenza, riconoscendone immediatamente la sovranità. Da allora, i rapporti tra Jakarta e Roma hanno avuto come cardini il dialogo, il rispetto reciproco e l'impegno comune per la pace. Una vicinanza che non si è mai limitata alle formule diplomatiche, ma che si è tradotta in un costante scambio culturale e spirituale, culminato nella visita papale del settembre 2024.

Proprio quell'evento, compiuto dal suo predecessore Papa Francesco, è tornato più volte nel discorso di Leone XIV. L'attuale Pontefice ha sottolineato come quella visita abbia non solo rafforzato l'amicizia, ma anche consegnato al mondo un gesto di straordinaria portata: la firma congiunta della Dichiarazione di Istiqlal tra il Papa e il Grande Imam della moschea più grande del Sud-Est asiatico. Un documento che non è solo simbolo, ma progetto concreto di cooperazione interreligiosa per l'unità e la pace globale.

Il richiamo alle parole di Francesco

Il Papa ha più volte evocato il messaggio lasciato da Francesco a Jakarta. Citando i suoi discorsi, ha ricordato che i popoli indonesiani rappresentano un "tessuto connettivo" quando scelgono il bene comune e che mantenere l'armonia nella diversità è un "lavoro artigianale affidato a tutti". Leone XIV ha fatto proprie queste parole, rilanciandole come bussola per i cattolici indonesiani che vivono all'estero: testimoni di fede, ma anche custodi di un'eredità culturale che non si spezza con la distanza.

Nel suo discorso, il Papa ha elogiato la capacità della comunità indonesiana di preservare tradizioni vive e, allo stesso tempo, di aprirsi al dialogo con i vicini, cristiani e non cristiani. Un impegno quotidiano, silenzioso ma eloquente, che incarna il motto nazionale dell'Indonesia: Bhinneka Tunggal Ika – "Unità nella diversità".

La cultura dell'incontro come risposta

Uno dei passaggi più intensi è stato l'apprezzamento del Pontefice per le iniziative di solidarietà della comunità indonesiana: dall'accoglienza dei nuovi migranti alla condivisione della propria cultura con le realtà locali. Questi gesti, secondo Leone XIV, sono segni concreti di quella "cultura dell'incontro" che Papa Francesco ha elevato a fondamento di pace e comunione.

Non è un compito facile, ha riconosciuto Leone XIV: «Il cammino del dialogo, il cammino dell'amicizia può essere impegnativo, ma produce il prezioso frutto della pace». Una frase che suona come un incoraggiamento ma anche come un monito: in un mondo sempre più attraversato da divisioni e conflitti, l'arte di costruire ponti non è accessoria, ma essenziale per il futuro.

Fedeltà e orgoglio, un messaggio oltre i confini

Il momento più significativo, tuttavia, è arrivato quando il Papa ha affermato: «Voi mostrate che è possibile essere sia cattolici fedeli sia indonesiani orgogliosi». Una frase che, se da un lato esalta l'armonia tra fede e identità nazionale, dall'altro sembra rivolgere un messaggio indiretto ben oltre i confini indonesiani.

In particolare, appare difficile non leggere in queste parole un'allusione alla Cina, dove i cattolici vivono da anni una condizione delicata, sospesi tra fedeltà alla Chiesa universale e pressioni a identificarsi con una versione "patriottica" della fede. Nel sottolineare che l'essere cattolici non contraddice l'essere patrioti, Leone XIV sembra aver voluto inviare un messaggio implicito: l'autenticità della fede non indebolisce l'identità nazionale, ma la arricchisce.

Un richiamo tanto più forte se si considera che l'Indonesia, con la sua maggioranza musulmana e le sue numerose minoranze religiose, rappresenta un esempio concreto di convivenza possibile. In questo senso, il Papa propone implicitamente il modello indonesiano come testimonianza per altri contesti, inclusa la Cina.

Pellegrini di speranza e artigiani di pace

Nel concludere il suo intervento, Leone XIV ha affidato la comunità indonesiana alla protezione della Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, invitandola a rimanere "pellegrina di speranza e artigiana di pace". Una consegna che è insieme spirituale e sociale: non basta mantenere viva la fede, occorre anche tradurla in costruzione quotidiana di armonia.

Il Papa ha benedetto l'Indonesia e i suoi cittadini, esprimendo l'auspicio che possano continuare a essere costruttori di ponti tra popoli, culture e religioni. Un messaggio che risuona non solo per gli indonesiani, ma per tutti i credenti chiamati oggi a testimoniare una fede capace di generare unità, anziché divisione.

Oltre Roma, verso il mondo

Il discorso di Leone XIV non resterà confinato alle mura della comunità indonesiana di Roma. Per il suo tono, per i richiami espliciti a Francesco e per i possibili riferimenti impliciti alla situazione cinese, esso si colloca come un tassello importante nella diplomazia spirituale della Santa Sede. La Chiesa cattolica, infatti, non si limita a essere custode della fede, ma diventa soggetto attivo nella costruzione della convivenza internazionale.

Vaticano e Jakarta, legate da 75 anni di relazioni, oggi testimoniano che fede e politica, religione e diplomazia, possono camminare insieme per il bene comune. Ed è proprio da questa consapevolezza che Leone XIV lancia un appello universale: l'armonia non è un sogno irraggiungibile, ma un artigianato paziente che richiede mani coraggiose, credenti e laiche, unite nello stesso lavoro

Marco Baratto

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